iWeekDALLA FORMAZIONE ALL'INDUSTRIA,
LA RIPARTENZA DEL NUCLEARE IN ITALIA
26 Novembre 2024 ore 09.00 | Banca Finnat - Palazzo Altieri, Piazza del Gesù 49, Roma
Potenziare il talento per un futuro sostenibile
La sfida della transizione energetica esige scelte coraggiose nel presente per ottenere grandi benefici in futuro.
I protagonisti del possibile ritorno al nucleare in Italia saranno dunque i giovani di oggi che mostrano già una cultura e una “consapevolezza” dell’atomo superiori alla media europea.
Come costruire, a partire dai banchi di scuola, una cultura energetica laica, rigorosa dal punto di vista scientifico e aperta al progresso? Come indirizzare nel percorso di studi i neodiplomati che intendano perseguire una carriera professionale nel nucleare? Esistono già degli accordi tra università e aziende del settore nucleare che permettano esperienze professionalizzanti nel corso degli studi?
Il ruolo del nuovo nucleare per il Sistema Paese
Il Pniec ha assegnato al nuovo nucleare un ruolo nella transizione green al 2050, tuttavia la visione strategica deve essere più ampia.
Il solo ricorso alle rinnovabili per sostituire le fonti fossili risulta antieconomico e il nucleare appare quindi indispensabile per soddisfare i requisiti del Green Deal europeo.
Un ritorno all’atomo prevederebbe un risparmio di 17 miliardi di euro nel caso in cui l’obiettivo della decarbonizzazione venga perseguito con un mix energetico che comprenda anche il nucleare e avrebbe un impatto economico positivo sul sistema Paese di 50 miliardi, generando 120mila posti di lavoro e riattivando una filiera che fa ancora scuola in Europa e nel mondo.
Effetti positivi anche per le imprese e per il settore dei data center che insieme ai super computer sono destinati a incrementare del triplo il fabbisogno elettrico nazionale.
Dalla valorizzazione dei siti al ruolo delle Big Tech
L’economia circolare è uno dei capisaldi della transizione energetica: un concetto che vale anche per il nucleare.
Gli impianti di quarta generazione, infatti, puntano a utilizzare solo combustibile riciclato, recuperando quello esausto delle vecchie centrali. In questa chiave, i rifiuti radioattivi italiani e quelli ad altissima radioattività stoccati in Francia e nel Regno Unito sono sì destinati al futuro deposito nazionale e a un deposito geologico all’estero in cogestione con altri partner europei, ma con la prospettiva di divenire combustibile per gli Advanced Modular Reactors.
Nell’ottica del riuso va anche la destinazione dei siti italiani in fase di decommissioning, che potrebbero offrire interessanti opportunità per il ritorno all’atomo aprendo nuovi scenari anche per la decarbonizzazione delle grandi industrie energivore come quella chimica e delle Big Tech, che fanno parte delle cosiddette industrie hard-to-abate. l’idrogeno.
Lo stato dell'arte
Tra le futuribili tecnologie del nucleare, senza dubbio la fusione è quella sulla quale sono rivolte le maggiori aspettative, nonostante le difficoltà tecniche legate a riprodurre sulla terra ciò che avviene all’interno del Sole e delle altre stelle, in primis la sospensione del plasma ad altissime temperature all’interno di potenti campi magnetici
Il confinamento magnetico è necessario perché nessun materiale esistente potrebbe resistere alle elevatissime temperature a cui bisogna portare il plasma per ovviare alla minore forza di gravità presente sulla Terra rispetto al Sole e dare così avvio alla fusione degli isotopi dell’idrogeno in atomi di elio, liberando elevatissime quantità di energia.
Ad oggi questa tecnologia è stata testata solo a livello sperimentale, ma nel mondo vi sono diversi progetti che mirano ad un suo sviluppo su scala industriale.
Progettare, sviluppare e realizzare macchine in grado di riprodurre la reazione fusione è una grande sfida tecnologica, di cui occorre essere coscienti.